È tempo di
programmazione e qualche telefonata che inizia con: “Cosa possiamo fare?” mi permette
di ritagliarmi un momento per raccontare da dove inizia il viaggio di uno psicologo
dello sport all’interno di una squadra di calcio professionistica.
Qualsiasi attività io
inizi dico sempre a chi ho davanti: “iniziamo dalla consapevolezza”. Il primo
passo è proprio questo: chi sono io come persona, come giocatore o giocatrice,
come coach. Quello che io considero importante è capire da dove partiamo. Si dice
spesso sono una giocatrice o un giocatore grintoso, determinato, aggressivo
oppure riflessivo, bilanciato, cauto, ma alla fine le etichette le mettiamo
anche come nascondiglio. Comprendersi è il primo passo. Come faccio e cosa misuro?
Capacità di ripresa, determinazione, tenacia, grinta, capacità di osare e creatività.
Tutto quello che valuto, va restituito: quello è un momento fondamentale. Ogni restituzione
può diventare una fotografia oppure una messa a nudo. Quali sono i caratteri decisivi
per riuscire? Probabilmente proprio quelli che ho appena citato. E allora si
inizia a lavorare!
Partire dalla
consapevolezza e dalla fotografia interna della squadra vuol dire partire dal
gruppo, perché non importa chi è stato reclutato, il progetto inizia (o si
distrugge lì) quando la squadra è in campo, davanti al suo coach. E se il coach
ha, accanto a sé, uno psicologo dello sport ha sostegno e strumenti ulteriori
per raggiungere l’obiettivo comune.
Gli sport proattivi come il calcio dovrebbero essere per natura più ricettivi all'idea di espandere le proprie capacità mentali; gli atleti, alla ricerca di un vantaggio, nella psicologia dello sport trovano la possibilità di essere più presenti e completamente concentrati, imparano a non permettere che inconvenienti temporanei diventino scuse permanenti.
La mia idea di mental coaching dipende dall'individuo, e va dall'affrontare le pressioni alla capacità di prendere decisioni, dalla concentrazione alla gestione del pensiero. I temi e gli strumenti da utilizzare sono molteplici e nel tempo ognuno troverà spazio, ma qui mi focalizzerò su due grandi temi di lavoro, centrali nel mio modello di intervento della psicologia dello sport nel calcio professionistico.
Creare Comunicazione:
consapevolezza di sé e partecipazione ad un progetto costruendo una mentalità e una comunicazione che diano appartenenza. Lo psicologo condivide una visione e con i suoi strumenti partecipa al lungo e faticoso processo di renderla vera e tangibile. Ogni visione diventa reale con disciplina e sforzo, ogni allenatore si aggancia con tenacia ad una visione: farlo capire ai giocatori è un lavoro ininterrotto. Lo psicologo diventa il mediatore di questa visione, colui che la mette in rete e che aiuta a scoprire le potenzialità mentali di ognuno al servizio di sé stessi e di questa visione.
Alla fine spesso non
fai altro che trasformare idee molto complesse in una o due frasi che ogni giocatore
può portare con sé, anche questo fa parte del lavoro.
Lavorare sul pensiero:
L’altra categoria di lavoro è legato alle abilità cognitive che riguardano principalmente l’abilità di cambiare strategia d’azione e di pensiero, passando in rassegna, visualizzandoli rapidamente, differenti piani d’azione che permettano di rispondere ai cambiamenti repentini che si verificano in campo durante una partita contro un avversario, quindi in un ambiente dinamico, colmo di stimoli spesso in competizione tra loro. Questa fluidità di pensiero si allena e consente di direzionare le proprie risorse attentive e selezionare la risposta più efficace all’interno di un contesto complesso.
Se mettiamo insieme la
conoscenza di sé e la visione di gruppo, con l’incremento delle proprie capacità
mentali in termini di attenzione, concentrazione, gestione delle emozioni e
pensiero fluido parliamo di non adagiarsi su una visione bidimensionale del
calcio, ma parliamo di una struttura tridimensionale dove la parte mentale sostiene
in modo profondo la sfida incessante al miglioramento.
Spingersi oltre quello
che puoi fare oggi, in modo da essere più bravo domani: questa è eccellenza.
I giocatori e anche gli
allenatori spesso non sono ricettivi o per lo meno non subito, per loro il
gioco riguarda molto più la fisicità e tutto ciò che è quantificabile, ma
quando riesci a vedere il calcio come multi strutturato, il pensiero cambia, e
quando le cose vanno in tilt, cosa che spesso accade in situazioni di
pressione e stress, tiri fuori quegli strumenti mentali che diventano tangibili
quantificabili e indispensabili.
Il mio modo di vedere l’allenamento delle abilità mentali sostiene e rinforza un concetto principale: cosa posso controllare? Ciò che puoi controllare come giocatore è il tuo atteggiamento, la tua concentrazione e il tuo impegno; il risultato del gioco è al di fuori della tua competenza. Se impari a concentrarti su ciò che controlli effettivamente, più spesso arriverai ad una vittoria. Nel momento in cui esiti, o poni la tua concentrazione su ciò che non è realmente importante perdi traccia di ciò che sta accadendo in questo momento. So che essere veloci a pensare è bene, so che essere presenti e consapevoli è importante quindi aiutare i giocatori a pensare velocemente in modo consapevole è il traguardo. Se sei nell’occhio del ciclone spesso piuttosto che spendere energie a fermare quel ciclone devi saperti mettere a tuo agio proprio nel bel mezzo di esso.
Daniela Sepio
Psicologa dello sport
dsepio@gmail.com
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