Alleneresti il colpo di testa per migliorare nel colpo di tacco?



Cosi ho esordito con gli studenti nel mio recente seminario universitario sulle tecniche di preparazione mentale, per spiegare loro cosa si intende per allenamento mentale. L’ho detto per far capire loro, come atleti e soprattutto come futuri allenatori, qual è l’errore più frequente: aumentare la pratica tecnica quando ad aumentare dovrebbe essere la pratica mentale. Ogni atleta ha tre ingranaggi che formano un unico meccanismo e che nel pieno della sua performance girano con assoluta e semplice sincronia, ecco il motivo per cui tanti atleti fanno cose straordinarie facendole sembrare normali e addirittura semplici. Se gli ingranaggi girano in sincronia tutto va bene, ma se uno rallenta e per compensare un altro accelera, si crea un’asincronia che consuma energia senza però utilizzarla.

Ogni marcia aiuta le altre due a girare più agevolmente e quando ciascuna marcia contribuisce, il processo atletico sembra quasi senza sforzo.

C’è un divario fondamentale tra l’atteggiamento in allenamento e quello in gara, mi occupo soprattutto di giovani atleti e spesso le famiglie sono disponibili ad aumentare la pratica quando in partita qualche colpo manca, quando non c’è la sicurezza tecnica e tattica, ma spesso quando questi atleti mostrano mancanza di motivazione, non riescono più come prima oppure durante una partita non esprimono tutto il loro potenziale, colpi facili in allenamento sembrano mancare nelle occasioni importanti, tutto ciò viene considerata una debolezza. Spesso si aumenta la pratica, si aumentano le pressioni con la tipica frase “se lo fai in allenamento puoi farlo anche in gara” piuttosto che “devi stare tranquillo”, “devi rimanere concentrata” e cosi via con tante frasi che somigliano al “niente panico” quando a dirtelo è una persona urlante.

La conseguenza è che non sono più sicuri di come reagire nelle situazioni che, centinaia di volte, hanno affrontato durante l'allenamento.

Quando arrivano da me sono frustrati e arrabbiati a volte con gli allenatori, spesso con i genitori, ma in fondo neanche loro si spiegano realmente cosa stia accadendo.

È qui che lavoriamo sull’equilibrio fra i tre ingranaggi, cercando prima di tutto di rinforzare e far di nuovo girare quello mentale. Si, perché il più delle volte è proprio la loro attrezzatura mentale che li rallenta. La prima cosa che viene messa in discussione è: Voglio veramente che lo sport sia la mia strada? e così il lavoro diventa, prima ritrovare la loro motivazione unica e personale, e poi ingaggiare quella strada verso l’equilibrio dei tre ingranaggi.

Cosa vuol dire lavorare sulla propria attrezzatura mentale?

 

Se tu fossi uno schiacciatore nella pallavolo ogni giorno alleneresti la tua schiacciata concentrandoti su rincorsa-salto- caricamento – colpo.

Se tu fossi uno schermidore proveresti e riproveresti il tuo affondo e ritorno in guardia e se fossi un giocatore di basket: presa della palla-posizione- movimento-spinta, infine se tu fossi un portiere proveresti le sequenze del tuffo che più ti è ostile.

Se sei un atleta, non importa di quale sport, conosci le tue sequenze e le provi e le riprovi fino a che quel movimento, per te, diventa naturale come bere un bicchier d’acqua:

salto-carico-colpo

presa-movimento-spinta

parata- contrattacco

sguardo-traiettoria-tuffo

per questi come per tutti gli altri sport

 

Lo fai ancora ed ancora, altri atleti o compagni di squadra provano vicino a te, ma te sei li, non ti disturbano perché il tuo compito è quello e lo fai. Le tue braccia e le tue gambe diventano più forti,

i tuoi movimenti fluidi e la tua mente è lì nel momento che vivi.

I tuoi ingranaggi si muovono in sincronia!

E quando è il momento della gara?

Pensieri distratti entrano nella tua mente senza che tu possa fermarli e allora inizi a pensarci un po' di più, niente è più automatico.

“E se lo sbagliassi?”, “Tutti contano su dime” e cosi via in pensieri avvolgenti.

 

Questa è la tua attrezzatura mentale che se non gira come gli altri ostacola i tuoi ingranaggi fisici e tecnici.
Cosa fare? Così come arrivi a padroneggiare gli aspetti fisici e tecnici del tuo gioco devi poter l’aspetto
 mentale allo stesso modo.
Gli atleti devono comprendere i fondamenti della loro attrezzatura mentale: gestire la propria sicurezza, 
dirigere e controllare il pensiero, regolare le emozioni, gestire errori e pause sbagliate e massimizzare
l’allenamento. Questi fondamenti del gioco mentale si trasformano in abilità sviluppando meccanismi
 mentali che possono essere praticati e padroneggiati.
Cosa Imparare da questo? Quando ti senti bloccato, quando la partita o le gare sono fonte di estrema
 pressione e tutto sembra più difficile, quando ti chiedi se è veramente quello che vuoi o quando, come
può capitare in questo momento, l’idea di riprendere l’attività ti spaventa, permettiti di dare spazio ai
tuoi aspetti mentali e …inizia l’allenamento!
 
 
Domande, dubbi e storie personali nei commenti o direttamente alla mia mail dsepio@gmail.com

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